Proprio in questi giorni, esattamente il 29 Agosto, ricorre il 59° anniversario della lacrimazione di un quadro della Madonna a Siracusa. Numerosi video dell’epoca vengono diffusi in rete in occasione dell’evento. Quello che colpisce di più è l’intensa preghiera di quella gente che, giunta da più parti, arriva ai piedi della Madonna per la loro supplica. Miracoli ripresi in diretta di bambini ammalati che guariscono, persone sulla sedia a rotelle che riprendono a camminare. Immagini commoventi non per il fatto del miracolo in sé quanto dell’immenso amore gratuito che Dio ha per i Suoi figli, tutti noi. Colpiscono molto quelle lacrime che una ad una rigano il viso di quel piccolo capezzale di due giovani coniugi siciliani. Lacrime che interrogano, lacrime che scuotono, lacrime che mettono di fronte alla realtà in cui si vive.

“I lontani ritornano a Dio”, titolavano i giornali dell’epoca. Già forse questa è il miracolo più grande: dare ascolto  alla voce di Dio che richiama il cuore.

In pochissimi giorni folle immense giungono nel luogo della lacrimazione e subito la Chiesa si mobilita per verificarne la veridicità che non tarda ad arrivare. Da più parti si grida al miracolo, persino dall’America, segno che con gli occhi della fede si può arrivare molto lontano.

Guardando quelle immagini non è difficile comprendere come l’uomo sia cambiato nei confronti di Dio. Oggi non si grida più al miracolo perché non si crede più! Paradossalmente nel 1953 l’uomo era più ricco di adesso. Sì, ricco di sé, ricco di Dio. Oggi nonostante il progresso culturale e scientifico tutto tende a razionalizzarsi, tutto tende ad essere spiegato con la ragione e l’uomo sembra quasi erigersi sul tetto del mondo come ne fosse lui il dominatore indiscusso, capace di decidere il bene ed il male. Oggi le lacrime non suscitano più scalpore nelle coscienze perché tutto tende ad essere considerato un raggiro o una truffa. Le lacrime fanno quasi ribrezzo perché volenti o nolenti gridano nella nostra coscienza perché ci chiamano a “fare i conti con Dio”, “a fare i conti con i nostri modi di fare”. Le lacrime ci interrogano e ci scavano e ci fanno quasi paura perché sappiamo già la risposta e noi non vogliamo rispondere, preferiamo passare avanti! Ma quante lacrime ancora devono sgorgare dal viso della Madre prima del nostro “si”?

Il 23 maggio del 1995 la Vergine dell’Eucaristia così si esprimeva:

”… non lasciare che tutto sia un qualcosa da provare con la scienza; non lasciare che il Mio dolore di Mamma rimanga solo tra le righe dei vostri rotocalchi…” […]

D:“Signora, hai visto che rimangono impassibili alle Tue lacrime?”

Maria SS:“Non temere, non temere: è molto duro accettarle. Figlia Mia, in questo tempo di grande confusione molti si chiedono perché il Signore manifesta tali cose. E senza comprendere il significato e con slancio subito correre sotto il Mio riparo di Madre amorosa, corrono ad ascoltare le opinioni ed i pensieri ora di gente d’alta cultura, ora di potenti del mondo. Questo tanto Mi addolora! Si chiede spesso perché la Madonna parla in maniera incomprensibile e proprio questa sera ho voluto parlare con parole semplici per farvi comprendere il significato del Mio Pianto:

–       I Miei ripetuti inviti rifiutati

–       Le Mie continue Apparizioni ritenute superflue

–       L’Amore di Mio Figlio contestato vivamente dal Centro della Mia Chiesa.

–       Tutto il Mio lavoro disprezzato.

Quante volte dovrò mandarvi richiami e preghiere per farvi comprendere la Volontà di Dio?”

D: “Mia Signora, non è facile che prestiamo il nostro udito e la nostra vista a Gesù”

Maria SS: “Figliola Mia, non tante volte verrò più sulla terra, ma sin da ora si sappia che il Mio Appello si farà più pressante, perché la catastrofe,[1] che sta per arrivare, sarà così immediata che nemmeno uomo sveglio potrebbe accorgersi. A tale scopo vengo e ritorno sovente, perché vi convertiate di cuore e viviate in santità e giustizia in questo mondo corrotto fino in cima. Se veramente vivete il Vangelo dimostrate alla vostra Madre i frutti di questa amorosa scelta…”


[1]
Non deve essere intesa necessariamente nel senso materiale

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