Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che il credente ha motivi molto forti per impegnarsi a favore del Regno di Cristo e poiché Egli non lavora per un’idea, ma per Gesù Cristo, per essere insieme a Lui operatore di liberazione e di salvezza per tutti.

Lavora con certezza che:

  • incontrare gli altri è incontrare già il Signore che viene (Mt 25, 40-45),
  • amarli è già passare dalla morte alla vita (Gv. 3,14),
  • perdere la propria vita è in realtà acquistarla (Lc 9,24).

Per divenire testimoni non basta però offrire il proprio tempo, ma ascoltare per convertirsi. È necessario così rendersi messaggio vivente come vuole l’eredità evangelica.

Spesso la partecipazione all’impegno della testimonianza di tutta la Chiesa non è pienamente soddisfacente, e ciò accade perché si perde di vista l’importanza di darne significato con la propria crescita interiore.

L’entusiasmo, primario motore che accende il desiderio dell’uomo a fare conoscere Dio, non può offrire tutte le energie per realizzare la propria vocazione e, non di rado, ci si ritrova di fronte a creature che hanno carattere di indecisione e di provvisorietà, realtà queste che minano l’altrui spiritualità.

 “Vorrei però comprendeste quanto Io Mi rattristi nel vedervi ascoltatori seppur indirettamente, del giudizio falso del mondo il quale vi fa diventare tristi e vi scoraggia e vi ammaestra con un linguaggio riprovevole agli occhi di Dio” (Mess. 23.06.2002).

L’uomo che vuole divenire strumento di trasferimento dei valori evangelici deve accogliere prima in sé il prezioso seme e farlo crescere nel cuore ripulito, come in un terso monile di cristallo; non tardi verrà la metamorfosi di una umanità nuova in quello stesso spirito che appariva spento.

Di qui la speranza che nascano germogli di infinita cooperazione per fare sentire in maniera più significativa la presenza di Dio nel mondo.

“Permettetemi di ringraziarvi perché accettate di farvi mutare spiritualmente attraverso il dono della sofferenza e dell’umiliazione” (Mess. 23.01.2002)

Per parlare agli altri e riuscire nella comunicazione vi è la necessità di ascoltare la voce di Dio educando sé stessi a costruire sulla verità l’esperienza umana; la “buona notizia” passa così attraverso la diffusione della conoscenza del bene e attraverso la formazione di coscienze libere e responsabili.

Posso insegnare ai miei fratelli come riuscire a discernere se non applico a me stesso codesta regola? Evidentemente no!

Per divenire testimoni di Cristo operosi e credibili dobbiamo dare compimento a tutte quelle indicazioni che la Chiesa ci suggerisce e che il Cielo ci ricorda senza sosta. Non si può dunque testimoniare qualcosa se non si è visto, udito (At 4) o sperimentato. Almeno una delle tre situazioni deve verificarsi per accogliere pienamente Dio e farlo conoscere agli altri.

Ricordiamo allora che soprattutto “io devo ascoltare” e con ciò ci vorremmo proprio riferire agli atteggiamenti frequenti di coloro che si pongono dinanzi al Messaggio della Madonna in maniera sbagliata.

“In diversi si allontaneranno perché non hanno saputo e voluto meditare i Messaggi inviati …” (Mess. 23.04.2002).

Un augurio grande a voi fratelli in cammino con Maria, Vergine dell’Eucaristia!

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