”Ed Egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella Sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui.(Lc 24,25-27). “Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. (Gv 18,11).

Per comprendere la Passione di Gesù dobbiamo tenere presenti due componenti essenziali: il progetto di Dio e le cause umane. Vista semplicemente con gli occhi umani la Passione è una delle tante ingiustizie commesse dagli uomini: un uomo coraggioso lotta contro l’ingiustizia e l’ipocrisia per realizzare il progetto di salvezza di Dio, ma viene sconfitto e condannato.

I suoi avversari non badano a mezzi termini per farlo fuori: tranelli, congiure, calunnie, violenza, deferimento all’autorità politica di Roma. Ma se vogliamo comprendere pienamente la Passione di Gesù dobbiamo andare con il pensiero e con il cuore al di là delle semplici motivazioni umane. Gesù annunzia che la Sua Passione è un evento deciso dall’eternità, un progetto di Dio: “Sta scritto … doveva … è necessario che il Figlio dell’uomo soffra molto” (Mc 9,12); Gesù lo conosce da sempre. È un “calice che il Padre Gli ha dato e che Egli deve bere” (Gv 18,11), un “battesimo che deve ricevere” (Lc 12,50).

Nella Passione di Gesù troviamo tutta la cattiveria e la debolezza umana: l’odio e l’invidia dei capi, il tradimento di Giuda, la debolezza di Pietro, la vigliaccheria di Pilato, l’orgoglio ferito di Erode, la volubilità del popolo. Ma al di sopra di tutte queste cause umane c’è sempre il misterioso disegno di Dio: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio unigenito” (Gv 3,16) per salvare l’uomo peccatore. A Pilato che diceva a Gesù :”Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”, Gesù replicava: “Tu non avresti nessun potere su di Me, se non ti fosse stato dato dall’alto” (Gv 19,10-11). Nella Passione di Gesù le cause umane agiscono liberamente, mosse da istinti ignobili. Ma senza saperlo, Giuda, Caifa, Pilato, Erode attuano un progetto misterioso di Dio. Afferma San Leone Magno: “Senza dubbio i Giudei, furibondi, fecero quello che vollero contro Gesù. il Signore volse a favore del proprio compito di Salvatore l’ostinazione di una crudeltà sacrilega. Scribi, farisei e sommi pontefici non compresero questa verità, perché se l’avessero conosciuto non avrebbero crocifisso il Signore della Gloria. Neanche il demonio capì che, facendo violenza a Cristo, avrebbe dovuto rinunciare al proprio dominio. Ama la malizia, nell’irrompere, si ruppe; mentre voleva prendere, fu presa; perseguitando un mortale, incappò nel Salvatore” (Pl 54,334-345).

La Passione di Gesù è davvero il dono misterioso dell’amore infinito di Dio. È il “mistero”, il “sacramento”, il “proposito”, il “progetto” di un Padre misericordioso, che vuole salvare ad ogni costo il figlio perduto. Certo il progetto del Padre non era direttamente la Passione del Figlio ma la salvezza dell’uomo; ma, pur di salvare l’uomo, il Padre non ha esitato a “consegnare” il Suo Figlio alla cattiveria degli uomini. Torna in mente la grande intuizione di San Paolo della Croce: “La Passione di Gesù è la più grande e stupenda opera del Divino Amore”. Dio Padre ha “consegnato” il Figlio alla Passione e alla morte per me. Non poteva fare di più, non poteva dare di più. E io che cosa sono disposto a fare per Lui? Che cosa sono disposto a consegnare per Lui? Gesù ha cercato la volontà del Padre e l’ha accolta fino al sacrificio totale di Sé. E io che cosa faccio per conoscere e per seguire la volontà di Dio? Gesù ha riconosciuto la volontà del Padre anche negli eventi umani dovuti alla cattiveria degli uomini. So riconoscere negli eventi umani, anche i più oscuri, e segni dei tempi, cioè un progetto di Dio, o per lo meno una permissione di Dio per ricavarne del bene?

 

“La Passione di Gesù è il miracolo dei miracoli dell’amore di Dio; è un mare di dolori, ma altresì un mare di amore; è un mare di pene che scaturisce dall’immenso mare dell’amore di Dio. Per questo fondate sempre la vostra meditazione sui misteri della Passione di Gesù, non la tralasciate mai; dedicatevi ad essa ogni giorno. Lasciate che questo desiderio vi inzuppi, vi penetri fino alle midolla della ossa. Vedrete miracoli della misericordia di Dio. Gusterete quanto siano dolci i frutti di questo albero di vita: la croce. Prendete in mano il Crocifisso: fatevi fare una predica da Lui. Oh, che predica sentirete”      (San Paolo della Croce)

 

“Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel Tribunale, nel luogo chiamato Litostroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”. (Gv 19,12-15).

Il dramma sia avvia alla conclusione. Pilato, convinto dell’innocenza di Gesù, tenta le ultime carte per salvarlo. Ma anche i Giudei hanno riservato all’ultimo scontro la carta vincente: Gesù si è proclamato re, quindi è un nemico di Cesare; se Pilato Lo libera, non è amico di Cesare. Pilato, di fronte alla minaccia di essere accusato come infedele a Cesare, crolla; siede in tribunale per emettere la sentenza. Poi per tacitare la sua coscienza si lava le mani davanti a tutti proclamando la sua innocenza. “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”.

Gesù aveva proclamato solennemente che Egli era Re, ma che il Suo regno non era di questo mondo. Pilato era convinto che da Gesù non poteva venire nessun pericolo per Cesare, ma di fronte all’alternativa di scegliere Cesare o la sua coscienza, sceglie Cesare. Gesù aveva detto: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22,21). Ma aveva precisato: “Nessuno può servire a due padroni” (Mt 6,24). Il cristiano deve dare a Cesare quello che gli appartiene, ricordando però che al di sopra di ogni autorità umana c’è Dio. Tanti Martiri hanno affrontato il martirio per opera di Cesare, per rimanere fedeli a Dio. “Ecco il vostro re!”. Nell’intenzione di Pilato è un’ironia. Nel piano di Dio è una proclamazione solenne, è un ultimo tentativo per illuminare quel popolo infedele. “Ecco il tuo re”, dice anche a me il Padre. Additandomi il Crocifisso: il Re dell’universo si è ridotto per me a uomo dei dolori, re di burla. “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”. È una scelta precisa. Un popolo fiero della sua indipendenza nella pianura di Sichem aveva proclamato: “Noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio” (Gs 24,18); a Gesù aveva detto con orgoglio: “Non siamo mai stati schiavi di nessuno” (Gv 8,34). Ora proclama che non vuole altro re all’infuori di Cesare. “Pilato si lavò le mani davanti alla folla: “Non sono responsabile, disse, di questo sangue”” (Mt 27,24). È il trionfo dell’ipocrisia. Pilato rimarrà per sempre il capo di tutti gli ipocriti che cercano di salvare solo l’apparenza, il giudizio degli uomini, non quello di Dio e della coscienza. “E tutto i popolo rispose: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”” (Mt 27,25).

Il Sangue di Gesù sarà versato “per la rovina e la risurrezione di molti” (Lc 2,34). I Giudei lo ricorderanno certamente quando, pochi anni dopo, la Palestina sarà invasa dall’esercito romano, Gerusalemme sarà distrutta e non si troveranno legni sufficienti per appendere i crocifissi. È tremendo mettersi contro Dio!

Chi è il Signore della mia vita? Quante volte ho proposto di mettere Dio al primo posto e poi spesso ho messo al primo posto Cesare e i suoi valori. Non posso servire a due padroni. Davanti a Gesù che dà tutto per me devo essere pronto a rinunciare a tutto per Lui. Ecco il mio Re: Gesù Crocifisso. Non voglio avere altro Signore al di fuori di Lui, non voglio amare nessuno prima di Lui; da Lui voglio imparare ad amare tutti, ma “in Lui, con Lui, per Lui”.

(Cfr. “Voi siete Miei amici – Ed. Ancilla)

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