“Gesù è il sole immobile nella sua grandezza e movente tutte le cose. […] Gesù è il vero centro del mondo, e il mondo deve essere un continuo movimento verso di lui”.
Questa magnifica espressione cristocentrica del Card. de Bérulle si applica, prima che a noi, alla Vergine Maria, che possiamo raffigurare come un satellite che ruota attorno a Cristo. Non per nulla la tradizione cristiana la paragona alla luna che riceve la luce del sole e la adatta alla nostra condizione di fragile umanità.
In realtà Maria è presentata dall’evangelista Luca come una donna che ricorda e medita continuamente “tutte le cose” riguardanti il Figlio (cfr. Lc 2,19.52); anche se pure per lei Gesù rimaneva un mistero che si rivelava progressivamente sotto la luce dello Spirito.
Maria ha verosimilmente continuato nello stesso atteggiamento meditativo non solo presso la Croce e la Risurrezione di Gesù, ma anche dinanzi all’Eucaristia “mistero della fede!”. L’Eucaristia è infatti il mistero centrale del Cristianesimo, dove naufraga l’intelligenza dei teologi e dei mistici.

Mai si potrà comprendere il nascondimento del Signore della gloria sotto gli umili elementi del pane e del vino. Al tempo stesso l’Eucaristia è fonte di vita per la Chiesa, sicché Henri de Lubac ha potuto condensare questa verità in una frase: “La Chiesa fa l’Eucaristia, l’Eucaristia fa la Chiesa”.
Maria è testimone partecipe dell’Eucaristia, in quanto da lei originariamente abbiamo il Pane della Vita, con lei celebriamo più degnamente il santo mistero.
La celebrazione eucaristica “non è legata a un episodio del passato dimenticato e poi riscoperto portando alla luce manoscritti antichi ritrovati in una caverna”: è un elemento di continuità, una tradizione viva che in una catena ininterrotta di lode e di amore ricollega al Gesù storico e alle Comunità cristiane primitive. Basti pensare che Paolo ricorda ai Corinzi verso il 55 dopo Cristo la “paradossi” o tradizione da lui stesso ricevuta in occasione del suo ingresso nella Comunità cristiana (agli inizi degli anni 40): praticamente subito dopo la morte e risurrezione di Gesù.
Uno sguardo generale ai quattro racconti dell’istituzione dell’Eucaristia (cfr. 1Cor 11,23-26; Lc 22,15-20; Mc 14,22-25; Mt 26-29) evidenzia che essi si riferiscono ad un unico e medesimo avvenimento: l’ultima Cena di Gesù. Si tratta del rito conviviale tipicamente giudaico, ma nel celebrarlo Gesù non si limita alle usuali formule di benedizione, ma conferisce al pane e al vino una relazione con il suo corpo immolato e con il suo sangue versato, attualizzando così la Nuova Alleanza escatologica di Dio con gli uomini e stabilendo un legame con il futuro banchetto nel Regno di Dio, dove si realizzerà l’unione perfetta tra Dio e l’uomo. Questi elementi fondamentali sono comuni ai quattro racconti.
Secondo la Scrittura, la Cena è il rito della presenza permanente della persona di Cristo nel dono totale che fa di se stesso al Padre a favore degli uomini.

Maria garante del vero corpo di Cristo

La celebre antifona gregoriana “Ave, vero Corpo, nato da Maria Vergine” (sec. XIV) indica il rapporto essenziale della Madre di Gesù con l’Eucaristia, intuito e cantato per secoli dalle Comunità cristiane.[…]
Maria ricorda che il Verbo incarnato nel suo seno è lo stesso Pane di Vita offerto in cibo ai fedeli. Ella svolge la funzione preziosa di collegare il sacramento dell’Eucaristia con il mistero dell’Incarnazione, operando l’identificazione tra il Cristo glorioso e il Cristo storico.
Perciò Bernardo si fa interprete della riconoscenza dei fedeli che ricevono l’Eucaristia, verso la Madre di Gesù: “Qui vi prego di considerare quanto siamo debitori alla beata Genitrice di Dio e quanti ringraziamenti dobbiamo a lei dopo che a Dio. Quel corpo di Cristo che la beatissima Vergine generò, tenne in grembo con amore, avvolse in fasce, nutrì con materna sollecitudine, quello stesso e indubbiamente non un altro ora riceviamo dal santo altare e il suo sangue attingiamo nel Sacramento della nostra redenzione” (Sermo 2 in Nativitate Domini).[…]

Maria guida i fedeli all’Eucaristia

Più importante è cogliere le connessioni spirituali tra Maria e l’Eucaristia, “celebrazione liturgica del mistero della Redenzione – nel quale si fa presente Cristo, il suo vero corpo nato da Maria Vergine”, come richiama Giovanni Paolo II: “Ben a ragione la pietà del popolo cristiano ha sempre ravvisato un profondo legame tra la devozione alla Vergine santa e il culto dell’Eucaristia: è, questo, un fatto rilevabile nella liturgia sia occidentale che orientale, nella tradizione delle Famiglie religiose, nella spiritualità dei Movimenti contemporanei anche giovanili, nella pastorale dei Santuari mariani. Maria guida i fedeli all’Eucaristia” (RM 44). La Vergine infatti, “per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, […] mentre viene predicata e onorata chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre” (LG 65).
È delineato qui il compito di Maria nella Comunità: chiamare al Sacrificio del Figlio, che si attualizza ogni giorno nella celebrazione eucaristica, poiché ella lo ha seguito fedelmente fin sotto la Croce “soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui” (LG 58). In realtà, sia Luca che Giovanni presentano la Madre di Gesù tutta protesa verso il mistero pasquale.
Presso la Croce la ‘spada’ dell’opposizione a Cristo da parte dei suoi contemporanei raggiunge il culmine e le trafigge l’anima (Lc 2, 34-35). Ella è inserita nel cuore dell’Ora di Gesù, cioè del suo abbassamento-glorificazione, dove riceve una maternità nei confronti dei discepoli amati da suo Figlio (cfr. Gv 19, 25-27).
Ne consegue che “Maria è presente nel memoriale – l’azione liturgica – perché fu presente nell’evento salvifico”. Per i vincoli strutturali, spirituali e affettivi che legano Maria e la Chiesa, Maria non solo richiama maternamente all’Eucaristia, ma diviene “modello dell’atteggiamento spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri” (MC 16).
Questa è una dottrina molto feconda per la vita secondo lo Spirito, perché aiuta i fedeli a partecipare consapevolmente alla liturgia, anche se essa stenta ad entrare nella prassi del popolo di Dio.
L’identificazione con Maria nella celebrazione eucaristica è un modo peculiare di pensare l’Eucaristia nel Magnificat o il Magnificat nell’Eucaristia, quale singolare offerta di interpersonalità radicale. È il luogo concreto in cui l’Evento salvifico viene proposto nella scansione dei suoi molteplici accadimenti che culminano nella Pasqua, affinché i discepoli vi partecipino: qui, ciò che in Gesù è avvenimento, per il credente diventa sacramento-simbolo; qui si celebra lo sposalizio del Signore con la sua Chiesa. Perciò, la spiritualità del Magnificat esprime la peculiare accoglienza di questo dono, le sue implicanze e le sue conseguenze.
Maria introduce il Figlio di Dio nella storia umana svolgendo nei suoi confronti una singolare funzione materna e missionaria. La Chiesa, fin dagli inizi, sperimenta la maternità di lei e da lei impara ad essere madre. Il Dio che si fa carne nel seno di una donna è lo stesso che si fa presente nel cuore del mondo, nell’Eucaristia. È un’unica economia e un unico stile. Sant’Ireneo ha ragione di dire che “chi non capisce la nascita di Dio da Maria non può capire l’Eucaristia” (Adversus Haereses 5, 2, 3).

Stefano De Fiores

Tratto dalla rivista “Madre di Dio” Ed. San Paolo
N. 1 gennaio 2004
www.stpauls.it

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