Vi sono ambienti e persone di notevole influenza che vogliono convincerci a non inginocchiarci poiché si crede che questo gesto non si adatti alla nostra cultura (ma a quale allora?). Ciò che non sia conveniente per l’uomo maturo che va incontro a Dio stando diritto, o quantomeno, che non si addica all’uomo redento il quale, dopo l’azione salvifica di Cristo, divenuto una persona libera, non ha più bisogno di inginocchiarsi.

L’atto di inginocchiarsi non proviene da una cultura qualunque, ma dalla Bibbia e dall’esperienza di Dio. L’importanza centrale che l’inginocchiarsi ha nella Bibbia la si può desumere dal fatto che solo nel Nuovo Testamento la parola proskynein (inginocchiarsi) compare 59 volte di cui 29 nell’Apocalisse, il libro della rivelazione presentato alla Chiesa come modello e criterio per la sua liturgia.

Illuminante per la nostra questione è il racconto del martirio di S. Stefano, presentato nella sua sofferenza come perfetto imitatore di Cristo. Così Stefano, in ginocchio, fa sua la preghiera del Crocifisso: “Signore non imputare loro questo peccato” (At 7,60).

Ricordiamo ancora a tal proposito Luca che, a differenza di Matteo e Marco, aveva parlato della “preghiera in ginocchio del Signore sul Monte degli Ulivi” e osserviamo che Luca vuole che l’inginocchiarsi del protomartire sia inteso come “il modo” per entrare nella preghiera di Gesù.

L’inginocchiarsi è in gesto cristologico.

Il passo più importante sulla teologia dell’inginocchiarsi resta il grande inno cristologico di Fil 2,6-11. Vorrei aggiungere un’osservazione con cui Luca descrive l’atto di inginocchiarsi dei cristiani: “Theis ta gonata” è sconosciuta al greco classico poiché si tratta di una parola specificatamente cristiana. Può forse essere vero che l’inginocchiarsi è estraneo alla cultura moderna allontanatasi dalla fede e che non conosce più Colui di fronte al quale inginocchiarsi. Ma chi impara a credere, impara ad inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscono più tale atto sono ammalate. Dove questo gesto è andato perduto, dobbiamo nuovamente riscoprirlo così da rimanere con la nostra preghiera nella comunione degli apostoli e dei martiri, nella comunione di tutto il cosmo, nell’unità con il medesimo Gesù Cristo.

(Cfr “Introduzione allo spirito della liturgia” di Joseph Ratzinger – Ed. San Paolo)

 

Questo è quanto scriveva il Card. Joseph Ratzinger qualche anno prima di essere eletto Papa. Da questa sua riflessione sull’atto dell’inginocchiarsi possiamo evincere come questo tema gli sia rimasto tanto a cuore da continuarlo anche da Pontefice specie per quanto riguarda l’atto di ricevere il Santissimo Sacramento.

Infatti, in continuità con l’insegnamento del suo Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, il Santo Padre Benedetto XVI a partire dalla solennità del Corpus Domini del 2008, ha iniziato a distribuire ai fedeli la Divina Particola direttamente sulla lingua e stando inginocchiati. E proprio su questo tema si batte quotidianamente perché la Chiesa ritorni al suo splendore, dando a Dio la vera devozione.

Diversi momenti della Santa Messa ci invitano ad inginocchiarci, ma quanti lo fanno? Non vi è mai capitato di inginocchiarvi durante la Consacrazione e di sentirvi gli occhi addosso dei vicini che irti se ne stanno? O di vedere gente che, passando davanti al Santissimo accennano un’affrettata genuflessione per timore di dare nell’occhio?

Stiamo parlando di Gesù! Stiamo parlando del Figlio di Dio fatto uomo che non si è risparmiato per darci la vita eterna! Se non ci inginocchiamo davanti al Re dei re, davanti a chi dovremmo inginocchiarci? Se avessimo l’opportunità di incontrare qualche componente di qualche dinastia regale quale sarebbe il nostro saluto? Una semplice stretta di mano forse?

“Il Centro, le fondamenta delle vostre orazioni devono essere il Santissimo Corpo di Mio Figlio. Riscoprite i gesti esterni nella liturgia così che tutti gli uomini possano riconoscere Gesù realmente Presente nell’Eucaristia” (23.01.1999)

Così si esprimeva qualche anno fa la Santissima Vergine dell’Eucaristia a Manduria … ed il Santo Padre, guidato certamente dallo Spirito Santo, segue questa direzione per ridare Gloria e Onore a Gesù Cristo, Re e Signore della Terra!

Assicuriamo la nostra preghiera al nostro amato Pontefice affinché si realizzino “Cieli nuovi e terra nuova”.

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