La domenica 17 ottobre 1954, il Sommo Pontefice Pio XII volle concludere il Convegno mariano di Sicilia con un Radiomessaggio nel quale, dopo aver ricordato i molti santuari dell’isola, roccheforti della fede dei padri, pronunziò queste parole memorabili:

“…Ora, se tanto ardente e radicata è la devozione a Maria nel popolo di Sicilia, chi potrebbe meravigliarsi che Ella – secondo quanto ci è stato riferito dai vostri degnissimi Presuli –  abbia scelto una vostra illustre città per dispensare in questi ultimi tempi segnalatissime grazie?

Certamente questa Sede Apostolica non ha finora manifestato il suo giudizio intorno alle lacrime che si dissero sgorgate da una sua effige in un’umile casa di lavoratori; tuttavia non senza viva commozione prendemmo conoscenza della unanime dichiarazione dell’Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell’evento. Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo.

Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime?

Oh, le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l’errore e la colpa hanno spento la vita della grazia e che gravemente offendono la maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi fra le schiere dei nemici di Dio?”

Perché la Madonna piange?

«Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di queste lacrime?», si chiedeva Papa Pio XII, nel Radiomessaggio del 1954.

Maria a Siracusa non ha parlato come a Caterina Labouré a Parigi (1830), come a Massimino e Melania a La Salette (1846), come a Bernadette a Lourdes (1858), come a Francesco, Giacinta e Lucia a Fatima (1917), come a Mariette a Banneux (1933).

Le lacrime sono l’ultima parola, quando non ci sono più parole.

Le lacrime di Maria sono il segno dell’amore materno e della partecipazione della Madre alle vicende dei figli. Chi ama condivide.

Le lacrime sono espressione dei sentimenti di Dio verso di noi: un messaggio di Dio all’umanità.
L’invito pressante alla conversione del cuore e alla preghiera, rivoltoci da Maria nelle sue apparizioni, ci viene ancora una volta ribadito attraverso il linguaggio silenzioso ma eloquente delle lacrime versate a Siracusa.
Maria ha pianto da un umile quadretto di gesso; nel cuore della città di Siracusa; in una casa vicina ad una chiesa cristiana evangelica; in una abitazione molto modesta abitata da una giovane famiglia; su una mamma in attesa del suo primo bambino ammalata di tossicosi gravidica. Per noi, oggi, tutto ciò non può essere senza significato…
Dalle scelte fatte da Maria per manifestarci le sue lacrime è evidente il tenero messaggio di sostegno e di incoraggiamento della Madre: Ella soffre e lotta insieme a coloro che soffrono e lottano per difendere il valore della famiglia, l’inviolabilità della vita, la cultura dell’essenzialità, il senso del Trascendente di fronte all’imperante materialismo, il valore dell’unità. Maria con le sue lacrime ci ammonisce, ci guida, ci incoraggia, ci consola. (http://www.madonnadellelacrime.it)

E oggi?

Perché quelle stesse lacrime, di quella stessa Madre non sono prese in considerazione o accolte con freddezza e diffidenza? Cosa è cambiato nel cuore dell’uomo? Cosa è cambiato nella nostra fede?

Sono lacrime “scomode” che scuotono le coscienze e spingono a cambiare direzione.

Sono lacrime che invitano a rivedere la nostra strada.

Sono lacrime riparatrici per la cattiva condotta dell’uomo.

“…Piango lacrime amare per queste prese di posizioni a danno del Mio stesso popolo.

Piango e piango per gli errori che si stanno diffondendo sempre più abbondanti, all’interno della Mia Casa.

Peno per la profonda spaccatura che la Bestia, Mia antica avversaria, ha portato.

Piango e le Mie lacrime vengono definite inutili e superflue.

Chi potrà mai giudicare le opere che il Padre buono compie tra i Suoi figlioli e ritenere le Sue amorose manifestazioni superflue o addirittura devianti dalla fede?

Quale uomo potrà mai comprendere che proprio le Mie lacrime stanno addolcendo il Cuore di Dio, sanguinante a causa dell’indifferenza dei cuori?

Voi avete indurito il cuore e non avete accolto per nulla il messaggio che Egli vi ha mandato…” (Vergine del’Eucaristia, notte 23-24.05.1995)

 

“…Divenite, o anime consacrate, imitatrici fedeli dell’Angelo più radioso della Mia Corte: la Mia Santissima Madre. Ella bagna il Mio Corpo martoriato con le Sue Sante Lacrime e con i Suoi baci ripara le vostre disobbedienze che trafiggono prepotentemente le Mie Carni!…” (Gesù, 2.1.1999)

 

“…Sono in ansia per voi figli amati che avete lasciato cadere invano le mie lacrime.

Accoglietele adesso perché esse sono di olio consolatore e raddolciscono le amarezze che vorrebbero separarvi da Dio…” (Vergine dell’Eucaristia, 25.3.2011)

Sono lacrime che invitano a riparare, a pregare …

“…Figliola Mia, desidero che le lacrime versate per questa umanità apostata, vengano meditate, pregate e asciugate con la sola oblazione e preghiera…” (Vergine dell’Eucaristia, 5.8.1994)

Sono lacrime che interrogano …

“…Cari e diletti figli, non siate tristi, se vi dico che il Mio Cuore Immacolato è straziato. Figli Miei, o Figli Miei non posso non piangere! Voi voltate le spalle a Mio Figlio. Non ascoltate i Nostri Richiami che da più parti vi portiamo, affinché vi salviate. Voi siete molte volte presi dalle cose della terra e mai vi chiedete a fondo, perché tanti prodigi o disastri ricoprono questa terra mendicante. Figlioli, Io sono sempre con voi e null’altro vi dico. Voi, piccini, avete tutto nel Vangelo che Mio Figlio ha portato fra la gente attraverso i Suoi…” (Vergine dell’Eucaristia, 23.6.1994)

“…Dite d’esserMi amici, ma non Mi amate e non Mi adorate. Io Mi intenerisco dinanzi alle vostre supplici preghiere, ma voi, davanti alle Mie lacrime, mostrate un cuore duro ed un infaticabile egoismo…” (Gesù, 5-6.6.1997)

Sono lacrime di intercessione materna…

“…Mi attendo da voi, soprattutto adesso, quei frutti che avete promesso di ottenere da Gesù per la intercessione del Mio pianto, le cui Lacrime non cessano di cadere come perle di amore e di pace…” (Vergine dell’Eucaristia, 23.5.2002)

Sono testimonianza dell’Amore Divino …

“…Abbandonate i vani discorsi e non lasciate che queste Mie lacrime ammuffiscano sulle Mie immagini: sono testimonianza che Dio è vivo ed è in mezzo a voi. Come Madre di speranza vi invito ad una seria conversione ed a farvi promotori dei Miei Messaggi e di penitenze offerte al Cuore del Mio Gesù…” (Vergine dell’Eucaristia, 23.7.1995)

 

Madre del silenzio, che custodisce il mistero di Dio, 
liberaci dall’idolatria del presente,
a cui si condanna chi dimentica.
Purifica gli occhi dei Pastori con 
il collirio della memoria:
torneremo alla freschezza delle origini, per una Chiesa orante e penitente

Madre della bellezza, che fiorisce dalla fedeltà al lavoro quotidiano,
destaci dal torpore della pigrizia, della meschinità e del disfattismo.
Rivesti i Pastori di quella compassione che unifica e integra:

scopriremo la gioia di una Chiesa serva, umile e fraterna.

Madre della tenerezza, che avvolge di pazienza e di misericordia,
aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità di chi non conosce appartenenza.
Intercedi presso tuo Figlio perché siano agili le nostre mani, i nostri piedi e i nostri cuori:
edificheremo la Chiesa con la verità nella carità.
Madre, saremo il Popolo di Dio, pellegrinante verso il Regno. Amen.

(Papa Francesco 23 maggio 2013)

 

29 AGOSTO – 1 SETTEMBRE 1953: LA MADONNA PIANGE A SIRACUSA

 

Cronologia di un prodigio:

Sabato 29 Agosto 1953: primo giorno

Alle 8,30 inizia la lacrimazione, presenti Antonina Giusto Iannuso (che è a letto per malattia a causa di una gravidanza), la cognata Grazia Iannuso e sua madre. Poi è invitata la moglie del vigile Rubera, quindi accorrono tutti i vicini di casa e una piccola folla. In mattinata si ripeterà il fenomeno per 6-7 volte ancora.

Alle 17,30 è presente anche Angelo Iannuso rientrato dal lavoro, e, mezz’ora dopo, vede lui pure la lacrimazione.

Alle 21,00 la Madonnina è portata in Questura, piange durante il trasporto; dopo 40 minuti è restituita ad Angelo Iannuso che la nasconde prima in casa del fratello Luciano in Via Carso 47, poi dal fratello Antonio in Via degli Orti 1.

Domenica 30 Agosto 1953: secondo giorno

Alle due di notte il quadro della Madonnina è riportato in Via degli Orti 11. La Madonnina piangeva: fu posta sui cuscini.

Di buon mattino, dopo qualche ora di sonno, al buio, la famiglia iannuso fugge in campagna per evitare la folla. Ma dopo, ritrovata dalla Questura, è invitata a rientrare per riaprire la casa e accontentare la folla.

Alle 14,00 il quadro viene posto su un tavolinetto dentro la stanza e la gente entra dal n. 11 di Via degli Orti per uscire al n. 9.

Lunedì 31 Agosto 1953: terzo giorno

Al mattino il quadro è esposto fuori, appeso a un chiodo su di un pannolino bianco all’altezza della porta di casa Iannuso, Via degli Orti 11.

Alle 15.30 per evitare che il capezzale esposto sulla porta della finestra andasse a terra in frantumi, il Signor Lucca offre la villetta antistante la sua casa che era separata dalla strada da un muricciolo con una lunga cancellata in ferro.

Alle 21,00, dopo il rosario della sera, il quadro è riportato in casa Iannuso.

Per tutto il giorno, a più riprese, la Madonna ha pianto e la folla ha potuto vedere da vicino, toccare e asciugare quelle lacrime.

Martedì 1 Settembre 1953: ultimo giorno

Alle 1,00 giunge in casa Iannuso una Commissione Scientifica Medica inviata dalla Curia Arcivescovile per prelevare del liquido dal quadro piangente e sottoporlo ad analisi chimica.

Alle 11,40 termina la lacrimazione della Madonnina. Sono passati quattro giorni.

Ora che anche la scienza ha avuto una prova, non così larga come quella data al popolo per quattro giorni ma un centimetro cubico e mezzo circa e cioè trenta gocce in tutto, la lacrimazione cessa.

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